
Kelly "The Ghost" Pavlik. 28 anni, ex campione del mondo WBC e WBO per i pesi medi. 28 anni e una carriera ad un bivio terribile.
Mentre molti dei suoi colleghi alla sua età hanno per la prima volta la possibilità di combattere per un titolo, il nostro eroe è invece già vecchio. Come è possibile visto che le carriere dei pugili si sono allungate incredibilmente di almeno 5 anni? E' presto detto.
Pavlik non bada alla forma, bensì alla sostanza. Non batte i suoi avversari con la tecnica, piuttosto fa uso della sua forza brutale per domare l'avversario. Ogni volta che entra nel ring promette di portare l'altro allo stremo, di frantumarlo pugno dopo pugno. Il buon Kelly ha la mentalità del guerriero, colui che non accetta mezze vittorie, decisioni rimesse in mano ai giudici.
Nato e crescito forse nella parte più "operaia" dell'America, più precisamente Youngstown, Ohio, era per molto la "big next star". Nel 2007-2008 aveva demolito il mio semi-compaesano Edison Miranda nonchè l'estremamente talentuoso Jermain Taylor (due volte). Era sul tetto del mondo.
Il 18 Ottobre 2008 "The Ghost" si trova difronte il più ostico avversario possibile. Bernard Hopkins. Benchè la battaglia si è tenuta ai limiti dei massimi leggeri (approssimativamente 4 chili in più rispetto all'ultimo incontro con Taylor), Pavlik era il favorito. Hopkins, restando pur sempre un maestro di tecnica assoluto nonchè uno dei più duri pugili mentalmente parlando, restava un "vecchio di 43 anni".
In conferenza stampa Jack Loew annunciò: "Kelly sarà il primo a vincere per KO contro Hopkins."
Successe il contrario. Un pò come la favola "i vestiti nuovi del re", Hopkins mise a nudo tutti i limiti di Kelly mascherati dal suo record contro avversari lenti o con evidenti problemi di durata (Taylor si disintegrava tra una sfida e l'altra). Adottando una semplice tattica hit-and-move, il vecchio Hopkins fece sembrare Pavlik un pugile amatoriale. Pavlik vinse a malapena un round.
Due vittorie facili contro Rubio ed Espino portarono alla difesa del suo titolo di peso medio contro Sergio Martinez, mancino argentino. Martinez, usando pressapoco la stessa strategia di Hopkins, riuscì addirittura a provocare due ferite sulle arcate sopraciliari di Pavlik. Battuto, sanguinante e senza più cinture, Pavlik si è trovato solo.
Ora la domanda: sarà capace di riconquistare un titolo significativo o quantomeno di concludere la sua carriera su una nota positiva? Oppure è destinato ad essere portato a scuola da ogni buon pugile tecnico?
La prima risposta immediata che mi viene da dare è: meglio ritirarsi. Pavlik a 28 anni non ha (ancora) dimostrato di avere l'intelligenza di adattarsi difronte alle avversità. E' sembrato incredibilmente vulnerabile contro non-incontristi, pugili che usano l'allungo per tenerlo lontano. Pur contro il lento Hopkins, Kelly faticava a colpirlo con dei semplicissimi jabs.
Manca di tecnica e bilanciamento. Il jab è orrendo, il diritto destro è più un "overhand", una specie di gangio iper-allargato. Rimane una ottima potenza, ma tecnicamente è da ricostruire. Non penso abbia il talento di Miguel Cotto che si sta reinventando boxer più che brawler sotto la guida del guru dei guru Emanuel Steward. Soprattutto non ha la voglia di cambiare. Restare con Jack Loew dopo quanto successo contro Hopkins e Martinez è assurdo.
Loew durante l'incontro con Hopkins continuava a ripetere a Kelly "you have to double the fucking jab!!!". Eppure Pavlik non ha mai tirato un doppio jab in 12 rounds.
Contro Martinez, Kelly era mentalmente così fragile che alla fine del 3 round Loew si è trovato costretto a ricordargli: "Non è finita, non incominciare a pensare che non ce la farai. Resta positivo, cerca soluzioni".
CONCLUSIONE: è stato bello finchè è durato, Kelly. Un buon pugile con due-tre vittorie importanti ma incapace di confrontarsi con i migliori. Spero che si ritiri prima che la boxe ritiri lui e i suoi promoters lo spremano fino all'ultimo centesimo. Non c'è nessun disonore nel non essere per forza il numero uno del mondo. Basta saperlo ammettere. Non tutti siamo nati per essere i primi della classe. I veri numeri uno sono quelli che ammettono di avere limiti e di conoscerli bene.
Non ce l'ho con Pavlik in quanto a pugile, ma in quanto a (non) decisionista. Continua ad allenarsi nello stesso modo, ad aver da anni gli stessi problemi e a non corregerli. O cambierà oppure diventerà una figura patetica, una delle tante. Non glielo auguro. Gli auguro buona fortuna ma soprattutto di prendere una decisione che fin'ora non ha mai preso. Smettere o cambiare. Perchè continuare così non può. Non può più.

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